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La porta Maggiore così come oggi si presenta è il frutto di un restauro recente, dei primi anni del 2000: La torre di destra di forma cilindrica (altezza 16 metri), fu sopraelevata nei sec. (XVI-XVII), quando l’impianto originario del castello sul prospetto dell’attuale via Roma fu sopraelevato di due piani. I primi otto metri della torre cilindrica costituiscono un solo corpo con la cinta muraria del castellum e sono tra loro coevi. La torre cilindrica ha un diametro di circa tre metri e si sviluppa su tre livelli. La porta aveva una torre anche sulla sinistra, inglobata nel corso del XVIII secolo nel Palazzo Marchionale. Sul lato Nord, lungo la via di accesso si presenta una torre bastionata realizzata in età Vicereale. L'architettura presenta le caratteristiche delle fortificazioni vicereali. Essa non ha fondazioni poiché poggia direttamente sulla roccia affiorante. ad angolo con il perimetro della cinta muraria sul lato nord-est - per vincere il grande salto di quota fu innalzata una torre quadrata. Sul paramento di nord-est (bastionato nel XVII - XVIII) si apre un portale in pietra squadrata con arco a tutto sesto attraverso il quale si accede in un grande ambiente (sec. XV e XVI), la cui struttura poggia direttamente sulla roccia affiorante. All'ingresso dell'ambiente, sul gradino in pietra calcarea, si possono ammirare ancora i segni in bassorilievo di una triplice cinta, tipico segno de viandanti. l paramento murario ad est prospiciente su via Roma, fu in parte coperto nel sec. XIX da un loggiato di cui i pilastri e la copertura sono stati eliminati durante il restauro. All'interno del Borgo si vede la facciata del Palazzo Marchionale, costituita da un grande portale in pietra calcarea e una torre quadrata di lato, oltre ad un corpo di fabbrica aggiunto in età successiva dall'altro lato, con l'attuale ingresso al percorso di visita.

La torre esistente già con il primitivo impianto fu ampliata e rinforzata durante il periodo aragonese, La facciata dell’attuale castello - palazzo prospiciente su piazza Duomo è il risultato dell’accostamento del donjon al castellum per il tramite di un corpo di fabbrica il cui paramento murario è caratterizzato da una tessitura

Sull'ampio portale a tutto sesto, costituito da piedritti in pietra calcarea con in chiave lo stemma della Famiglia Gesualdo e d’Este, costituito da un leone rampante con i cinque gigli simboli della famiglia Gesualdo e l’aquila imperiale simbolo della casa d’Este, apre l’ingresso alla corte interna del castello-palazzo.

Sulla stessa facciata in asse con il portale si apre un balcone aggettante costituito da pietra calcarea modanata e da una balconata in ferro battuto bombata.

Al lato destro del corpo di fabbrica è possibile individuare una seconda torre quadrata parallela, che attualmente si presenta in facciata con tre livelli, un portale a piano terra e due finestre con piedritti in pietra calcarea al secondo ed al terzo livello.

L’androne dà sull’ampia corte del castello Palazzo, lunga 23 metri e larga 14 metri, dalla quale sulla destra si accede tramite una scala agli ambienti del primo e del secondo livello.

La prima rampa di scalini conduce ad un ballatoio su cui si apre una porta tramite la quale si accede agli ambienti del primo piano;una seconda fila di scalini trasversali ai precedenti porta al ballatoio, coperto da due volte a vela, su cui si apre la porta di una sola stanza.

Parallelamente a quest’ultima, la terza rampa conduce al ballatoio, coperto da una volta a crociera del secondo piano su cui si aprono due porte.

Al secondo livello, direttamente collegato con il ballatoio della terza rampa di scale c’è il salone, coperto da travi di legno, Su entrambi i lati lunghi si apre una finestra mentre sul restante spazio sono presenti sei porte e un camino seicentesco in pietra. A questo ambiente è direttamente collegata una cappella voltata a botte decorata a stucchi di stile barocco ed un altare in marmi commessi policromi. La cappella si sviluppa parallelamente alla facciata principale ed è costituita da una unica aula di modeste dimensioni. Essa prende luce da un oculo aperto sul lato lungo della parete Nord dell’androne.

Dalla stessa cappella tramite un’altra porta si passa in una stanza con un balcone che affaccia sull’ingresso del castello di Largo Duomo: da questo ambiente si passa in una stanza coperta da una volta a padiglione ed è illuminata da due finestre di cui una di notevoli dimensioni

E’ questo il terzo livello del donjon normanno – svevo, al quale si accede anche dalla scala elicoidale che parte dal primo livello della torre ad U. All’interno del castrum il grande donjon quadrato costruito dai Normanni con conci rettangolari e poca malta, così come è ancora possibile notare sul basamento della torre stessa poiché attualmente il paramento murario è costituito da conci disomogenei allettati in abbondante calce e da cantonali in pietra squadrata di diversa grandezza nell’angolo di sud ovest che assolvono una funzione strutturale, probabilmente dovuti ad un intervento di restauro a seguito di danni subiti dalla torre durante gli attacchi di Ferdinando II D’Aragona il 5 dicembre del 1461. Da un’apertura con stipiti ed architrave in pietra di stile rinascimentale ascrivibile alla fase di intervento quattro-cinquecentesco, epoca in cui venuta meno la funzione di difesa del donjon per l’introduzione delle armi da fuoco questa viene modificata con l’innesto di una torre quadrata sul lato sud est con l’unica funzione di contenere una scala elicoidale di servizio per poter accedere ai vari livelli del donjon originario.

La scala costituita da gradini in pietra autoportante è a forma elicoidale, costruita con molta probabilità da maestranze catalane giunte nell’Italia meridionale al seguito degli Aragonesi. Due scale omologhe a questa di Taurasi sono riscontrabili nel Maschio Angioino (Castelnuovo di Napoli). Elementi di architettura catalana sono presenti in Irpinia ad Altavilla Irpina (Palazzo Baronale). Per rendere funzionale la torre quadrata, ormai entrata a far parte del trasformando castello in palazzo baronale, fu quello di ripetere lo stesso impianto del donjon con le stesse tecniche costruttive ma con una pianta ad U nella quale si venisse ad innestare non solo il cantonale di sud-est del donjon ma anche una scala elicoidale in pietra calcarea autoportante di servizio al secondo, al terzo ed al quarto livello della torre stessa.

Nello stesso periodo viene aperto un varco sulla parete est a piano terra del donjon, ormai ottunda dall’androne alla corte interna. Il piano terra della torre quadrata,con volta a botte, che un tempo aveva avuto funzione di cisterna viene trasformato in luogo di detenzione. Sulla parete a nord viene aperta infatti, una finestra protetta da una grossa grata in ferro.

Al primo livello viene attivato un camino ed aperta una grossa finestra per dare luce all’ambiente.

Il terzo livello con un grande soffitto a padiglione viene ad essere servito non solo dalla scala elicoidale, ma vi si accede anche dal grande salone ricavato nell’estradosso dell’androne.

La torre si articola su quattro livelli; il piano terra completamente inaccessibile, scavato in parte nella roccia, (il livello è infatti sottoposto all’attuale piano di calpestio dell’androne) è rivestito con malta idraulica, con funzione di cisterna per raccogliere le acque piovane provenienti dalla sommità del dongione stesso; il primo livello, voltato a botte, delle dimensioni di altezza 4,08 metri x lunghezza 4,99 metri e lungo 6,68 metri, aveva funzione di dispensa e possedeva una vera di pozzo per attingere l’acqua dal piano inferiore; il terzo livello con volta a padiglione a cui si accedeva dall’esterno attraverso una scala a pioli, costituiva la dimora del feudatario; il quarto livello aveva funzione di vedetta sovrastando l’intero castrum e tutta la vallata.

Sul paramento sud è ancora visibile un architrave a forma rettangolare di una finestrina tompagnata nella fase di ristrutturazione quattro-cinquecentesca della torre stessa.

La seconda torre innestata sul donjon presenta cantonali in pietra squadrata e pietrame irregolare a partire dal II livello, sul paramento Sud una feritoia, due finestre rettangolari contornate da stipiti in pietra squadrata, una finestrina arcuata e sul paramento Est, su cui si salda al grandioso donjon.

Sul paramento a sud delle due torri innestate sulla parete di sud-est, sono presenti i fori di travicello (che dovranno restare in situ e che non dovranno essere murati in quanto testimonianza della tecnica di costruzione di epoca medievale; essi costituivano l’alloggiamento delle travi orizzontali atte a reggere gli impalcati). La torre ad U costruita tra la fine del XIV secolo e la prima metà del secolo XV, copre quindi la visibilità della grande torre normanna e costituisce con essa un angolo retto che chiude in parte a sua volta la facciata della chiesa di San Marciano.

Sulla pietra del primo gradino dell’entrata secondaria del Palazzo marchionale che affaccia su via Belvedere si può notare un’incisione, un po’ consumata dal calpestìo, ma ancora ben distinguibile, che consiste in tre quadrati concentrici con due linee che si intersecano perpendicolarmente. Essa viene chiamata dagli studiosi “tris”, “filetto” oppure “triplice cinta”. Potrebbe essere stata incisa a scopo meramente ludico. Incisioni di questo tipo sono state rinvenute anche in contesti nei quali si deve necessariamente escludere l’utilizzo come semplice tavola da gioco (molto spesso è stata trovata , infatti, raffigurata su oggetti di piccole dimensioni, su architravi di porte, su pareti verticali, addirittura in posti difficilmente raggiungibili e per scopi differenti: “Signum Tabellionis”, marchio di costruttori, segno di riconoscimento, segno di pellegrinaggio, valore astronomico oppure semplicemente ornamentale). Questa incisione può, dunque, anche essere interpretata come un simbolo e in quanto tale portatore di una molteplicità di significati : esoterici, magici, religiosi, apotropaici, iniziatici. Di particolare interesse è il fatto che, nella simbologia cristiana è stato interpretato come simbolo della città ideale, ovvero la Gerusalemme celeste, come rappresentazione del macrocosmo in rapporto con il microcosmo, anche come resa schematica dell’ antico tempio di Gerusalemme (Charbonneau- Lassay). Il simbolo è stato utilizzato con alcune varianti fin dalle epoche più remote ma è proprio durante il medioevo che esso trova grande diffusione.
Per un approfondimento sulla Triplice cinta: La triplice cinta

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