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Il nucleo principale della collezione museale è la collezione di reperti archeologici di età eneolitica, provenienti in gran parte dalla località S. Martino, nell'agro di Taurasi. I reperti , databili tra il 400 e il 2300 a.C., età eneolitica, sono stati rinvenuti nel corso delle indagini condotte tra il 1993 e il 1996, dalla Soprintendenza Archeologica, nella persona del dott. Pierfrancesco Talamo. La località è un pianoro, in altura ricco d'acqua e di suolo fertile: la collocazione porta a pensare ad un piccolo insediamento agricolo. La datazione dei resti organici rinvenuti negli strati dell'insediamento (analisi al radiocarbonio) sembra fosse intorno al IV millennio a.C.

I reperti esposti sono in gran parte costituiti da oggetti di uso comune utili per bere mangiare o per l'uso da mensa. Molti di questi oggetti sono stati restaurati, rinvenuti in frammenti, poiché probabilmente rotte per un'offerta rituale. Le forme sono di uso quotidiano: tazze, scodelle boccali, bicchieri, brocche bacini e olle. Accanto ai reperti ceramici

Intorno e all'interno delle capanne sono state rinvenute molte sepolture ad incinerazione. La presenza di queste tombe fa pensare ad una probabile destinazione funerarie delle capanne o anche, non è da escludere, ad una convivenza tra mondo dei vivi e quello dei morti all'interno dello stesso nucleo abitativo. Le tombe ad incinerazione hanno reso questo rinvenimento eccezionale. Infatti sono sporadiche le tracce di incinerazione a partire dal Neolitico, ma una concentrazione di questo rituale, unico attestato in questo insediamento, rende Taurasi un unicum nel panorama archeologico italiano. Il rituale prevede la cremazione del corpo., abbigliato e ornato, con gli oggetti appartenenti al defunto posti accanto ad esso. Avvenuta la cremazione i resti erano riposti in un vasi che fungevano da cinerario o direttamente in fosse, con gli oggetti del corredo.